lunedì 22 novembre 2010

Viaggio interiore

Enza: Scoprirsi

Quella di Vitangelo Moscarda è la storia di una consapevolezza che si va man mano formando. La consapevolezza che l'uomo non è Uno, e che la realtà non è oggettiva. Il protagonista passa dal considerarsi unico per tutti (Uno) a concepire che egli è un nulla, (Nessuno), passando alla consapevolezza di se stesso che l'individuo assume nel suo rapporto con gli altri (Centomila)”.

Io: Mamma sai ho fatto un blog.
Mamma: Un che?
Io: Un blog! Una pagina dove insieme a due amiche scriviamo delle nostre esperienze, ci scambiamo idee e parliamo di ciò che ci va.  Vai dalla zia che te lo fa vedere…ok? ciao a domani sera!

Mamma: Ieri sera abbiamo visto il computer (perché prima dov’era? Nascosto?) ed ho letto quello che hai scritto. Mah!
Io : In che senso, non ti piace?
Mamma: No però …non so…perché scrivere cose così personali?
Io: Forse perché mi fa bene…forse perché non sono così personali!
Mamma: Ma non ti vergogni un po’?

Sì, ma credo che non bisogna "vergognarsi" di vergognarsi un pò. Voglio essere un po’ diversa da quello che mi avete insegnato, voglio poter piangere se sono triste, voglio poter dimostrare, alle persone che amo, le mie debolezze.
Ti ricordi, quando da bambina papà mi diceva che se chiedevo le cose piangendo non le avrei mai ottenute?
Ti ricordi come si arrabbiava quando crescendo lo sfidavo con lo sguardo, senza mai versare una lacrima?
Ti ricordi quando ha smesso di dirmi cosa dovevo e non dovevo fare?
Mi chiedo se papà sarebbe ugualmente fiero di me se qualche volta le lacrime che ho dentro mi segnassero il volto.

Il blog è una sfida. Uscire da me stessa per potermi accettare.

Accettare che ascoltare gli altri non è un dono che mi appartiene. Accettare che forse sono veramente un’egocentrica e peggio ancora un'egoista come qualcuno dice.
Sono logorroica, parlo senza prendere fiato, come se temessi che ad un certo punto il mio interlocutore potesse distrarsi.
Ho sempre bisogno di spiegare, quasi a scusarmi per quello che sento, quasi a cercare una legittimazione al mio malessere o alla mia felicità.
Voglio poter accettare che ho paura dell’aereo senza scandalizzare quanti si meravigliano di questo mio “cambiamento”.
Mi avete insegnato ad essere severa con me stessa, ad essere orgogliosa ed avete voluto vedere di me solo la parte forte, quella senza ricordi dei giorni peggiori.
Ma prima o poi fai i conti con tutto ed allora voglio la libertà di capire chi sono.
Sono la figlia che ha accettato un’educazione rigida o quella che si è fatta la sua strada senza problemi?
Sono la sorella un po’ ruffiana e confusionaria o quella che darebbe la vita per te?
Sono la nipote, la cugina esuberante, affettuosa e intraprendente o quella da un sorriso per tutti e via?
Sono la donna solare e simpatica o scostante e pungente?
Sono l’amica del cuore o quella da evitare?
Sono la moglie che cercavi o quella che non avresti mai voluto incontrare?

E’ per questo che ho deciso di intraprendere un viaggio dentro la mia vita, dentro il mio mondo e quello degli altri, per affrontare quello che sono e quella che avrei voluto essere, per piangere quelle lacrime che spesso ho tenuto dentro, per imparare a non vergognarmi delle mie fragilità, per mostrare “l’altra faccia”, per poter accettare che sono una “forestiera della vita”.
Sì, mamma mi vergogno perché scoprirsi è a volte doloroso ma catartico e se a qualcuno questo non piace che dire?….così è se vi pare.

Cristina: A volte piango

A volte piango
ne sento forte il bisogno!

A volte piango
per lavare il fango
della rabbia e del rancore
dall'ignoto eppur mio cuore.

A volte piango
ma disperata rimango
ancorata ad un pensiero
che mi rende il cuore nero.

A volte piango
e il passato rivango,
senza via d'uscita
resta aperta la ferita.

A volte piango
e di riflesso spengo
ogni barlume acceso
di un futuro non speso.

A volte piango
poi della cura dispongo
il caro presente trascurato
il calore del sorriso amato.

A volte piango
ma per il resto del tempo sorrido e vivo!

Quando tutto ci sembra enorme, insormontabile, che ci schiaccia e ci rende inutili, non allontaniamo lo sguardo da chi invece è vicino a noi ogni giorno, che vive nella nostra e per la nostra realtà e ci aiuta, se non a risolvere, almeno a ridimensionare e a rendere più leggeri i nostri problemi, in qualunque parte del mondo ci troviamo.

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