martedì 25 gennaio 2011

IKEA tra Italia e U.S.A.: una "solida" certezza

Giulia: L’IKEA NOOOOOOO!
ovvero una domenica nel Paradiso del mobile svedese

"Tu, oggi pomeriggio, con il bimbo, me e la macchina andiamo all'Ikea!"
"Noooooooooo! L'Ikea noooooooooooo!"

Cominciava più o meno così il famoso sketch “Domenica all’Ikea” del comico Paolo Migone (purtroppo il video della puntata di Zelig su YouTube non è più disponibile per motivi di copyright, ma si può ancora rivedere a questo link)
Effettivamente la rappresentazione tragi-comica di Migone, dal parcheggio impossibile al bimbo perso tra le palline colorate dello Småland, non è poi così lontana dalla realtà dei fatti! Per non parlare poi della grande ed assoluta verità: chi arriva all’Ikea è cosciente del perché si trova lì solo per i primi cinque minuti! Se così non fosse non si spiegherebbe il fatto che domenica scorsa ci sono andata per comprare un letto e due comodini e ne sono uscita con un divano e una cassettiera!

L’Ikea rappresenta la Mecca consumistica per qualsiasi single/coppia/famiglia in fase allestimento o ristrutturazione casa, sebbene, a mio parere, molte persone non considerino con adeguata attenzione il fatto che, dopo averle acquistate, quelle scatole così piatte vanno trasportate, aperte e il loro contenuto deve essere accuratamente assemblato. A vederle nel catalogo o lungo le ben congeniate esposizioni, le soluzioni abitative Ikea sembrano assolutamente ineccepibili e inevitabilmente irresistibili, ma a casa vostra rendono veramente così bene o è l’influsso negativo della mia dimora a rendere tutto così sbilenco e approssimativo?

La domenica pomeriggio l’Ikea è diventata l’occasione di socializzazione per antonomasia; nelle tre ore passate tra stand e scaffalature sono riuscita a riallacciare i rapporti con una compagna dell’università e un ex collega. L’Ikea ha forse soppiantato, all’interno della routine domenicale, il ruolo del mitico Bar Sport, anche se, sono propensa a pensare che molti dei maschi italiani che si aggiravano con facce da zombie tra le corsie del colosso svedese, a braccetto di fidanzate/mogli in stato di estasi da shopping, avrebbero di gran lunga preferito la tranquillità di una partita alla TV.

Inutile dire che l’Ikea, contrariamente a ciò che si pensa, non è per tutti; per affrontare una domenica nel paradiso dell’arredamento fai-da-te sono necessarie doti fisiche e morali a dir poco mitologiche
- La pazienza di Giobbe: percorrere il lungo e tortuoso percorso espositivo alla velocità di un bradipo in fase digestiva richiede una buona dose di self-control … sembra sempre di essere in coda davanti alle vetrine di Burberry  il primo giorno dei saldi.
- La forza di Maciste: mai provato a caricare una struttura armadio Pax su una Punto?
- Le capacità di calcolo di Euclide: per quanto tu ti sia impegnato non avrai mai preso tutte le misure necessarie a pianificare i tuoi acquisti: se hai segnato altezza e lunghezza sicuramente ti manca la profondità, e se per pura fortuna hai tenuto conto di tutte e tre le dimensioni, allora sicuramente non ti ricordi a che distanza si trovano prese, porte o finestre.
- L’astuzia di Ulisse: necessaria per accalappiare l’ultimo articolo in promozione, facendo notare all’apprensivo genitore, in lotta per la stessa occasione, che il pargolo si è nascosto all’interno del mobile a serrandina Aspvik.

Se sono cosciente di tutte queste cose orribili, perché domenica sono andata all’Ikea?
E chi se lo ricorda più … l’ho dimenticato dopo i primi cinque minuti!

Cristina: Ikea: un parco-giochi blu e giallo

Avete mai notato che all'Ikea si va la domenica pomeriggio?
Non il sabato o durante la settimana, no, proprio la domenica pomeriggio, come quando si decide di fare la passeggiata domenicale in centro città, solo che si sceglie il parco-giochi per adulti e non, blu e giallo.
Il percorso è obbligato a partire già dal parcheggio fino all'uscita passando dal magazzino, con tutti i prodotti impacchettati ingegnosamente e alla portata più o meno delle schiene di tutti per arrivare alle casse con gli ultimi prodotti tentazione: si può uscire dall'Ikea a mani vuote? … difficile!
A chi non è mai capitato di comprare qualcosa proprio all'ultimo istante quasi all'uscita? Un cuscino? Un paio di ciabatte di spugna per il bagno? Uno spruzzino per l'acqua?

In effetti, anche se, diciamo la verità, la qualità dei mobili lascia molto a desiderare – ricordo, in proposito,  un'espressione divertente ma quanto mai illuminante di una mia amica:  “All'Ikea sui mobili non si trova neppure la pellicola di legno, ma solo la foto del legno” (a parte pochissimi articoli a onor del vero) – non è certo da disprezzare tutta l'oggettistica per la casa a partire dalla fantastica, a mio modesto parere, linea “rationelle” per organizzare cassetti e armadi.

E poi, a quanti non viene voglia di andare a vivere in un monolocale di 35 metri quadri perfettamente funzionale, così come pensato e arredato da Ikea? Quando t’imbatti lungo il percorso in questo piccolo angolo di mostra-arredo, ti sembra quasi che ad abitare in un luogo così la vita potrebbe essere più semplice e divertente: inchiniamoci al grande potere del marketing!
Ho rivisto il monolocale ideale a Padova nel 2008 e poi nel 2009, quando io e il mio ingegnere ci siamo dovuti procurare qualche mobiletto per l'appartamento di Redondo, l'ho ritrovato identico all'Ikea di Carson: chi l'avrebbe detto? Ritrovare un pezzo d’Italia dall'altra parte del pianeta!

Non c'è che dire, Ikea è leale, non tradisce le aspettative e non riserva sorprese che disorientano, è uguale in ogni parte del mondo, trovi tutto esattamente nel posto e nello scaffale memorizzati nell'Ikea di Bologna piuttosto che in quella di Roma o di Padova appunto.
Ricordo infatti che, per un breve istante, mi sentii ancora in Italia ma l'inglese dei commessi mi riportò istantaneamente alla realtà: ero in un’Ikea parallela della California!

Mi piacerebbe sapere se anche l'Ikea in Cina è uguale a quella di Padova, e quindi anche a quella di Carson: venderanno anche lì le famose “patatine di legno”? (non ho il copyright neanche di questa espressione ma la prendo a prestito perché spiritosa e significativa; a proposito … che usino la foto anche per le patatine?) e le polpettine svedesi?

Chiudo con una curiosità che appresi durante un colloquio di lavoro di qualche anno fa presso una società che stava gestendo l'apertura dell'impianto di Padova: lo sapevate che gli stabilimenti Ikea vanno sempre inaugurati di mercoledì, la mattina presto (6.30 -7.00 se non ricordo male) con vodka e aringa?
Che gusti 'sti Svedesi!

Enza: Tra moglie e marito non mettere ... l'IKEA

Recentemente la scienza ha “riabilitato” un detto popolare; ovvero che quando una persona si arrabbia le va il sangue al cervello. Uno studio effettuato all’University of Southern California e dal Cedars-Sinai Medical Centre ha preso in esame 58 volontari tra 19 e 60 anni e li ha sottoposti ad “imaging con gli ultrasuoni”. Ad ognuno di essi venivano poi inviati degli stimoli che portavano a dello stress mentale. In ciascuno dei partecipanti si verificava sempre la stessa reazione: le arterie carotidee, quelle che portano il sangue alla testa e al collo, s’ingrossavano, aumentando il flusso di sangue proprio verso quelle zone lì.

Lungi da me competere con gli studi condotti da un’autorevole università, ma vi assicuro che mi basta nominare la parola “IKEA” per far “scoppiare le arterie carotidee” a mio marito. Confesso che non comprendo questo suo atteggiamento ostile verso quello che io considero il wellness resort degli acquisti, ma dopo la nostra “ultima volta” come dargli torto?

Come sempre accade, qualche giorno prima della fatidica domenica ho cominciato a sbaciucchiarlo, dicendogli che avevo consultato a lungo il catalogo e che ero assolutamente certa che avremmo trovato la poltroncina per la camera, del colore che volevamo e ad un prezzo straordinario, proprio all’Ikea.
Di fronte alle sue resistenze ho un po’ intensificato i miei “bacetti”, ed eccoci allora la domenica successiva nel parcheggio dell’Ikea più grande di Roma (volevo evitare che mi sfuggisse qualche articolo nuovo!!!), ed allo stesso tempo la più distante da casa mia.
La meravigliosa poltrona di pelle, creata ad arte per la nostra camera da letto, non era più disponibile ma, pagando un sovraprezzo di €50, potevo prenotarla e riceverla comodamente a casa con un solo contributo spese di €25 per la spedizione.

Dal modo in cui mio marito si mordeva le labbra, ho capito che dovevamo allontanarci in fretta dal commesso, ma soprattutto dovevo necessariamente passare al piano B. Il cosiddetto piano B consiste nel fargli credere che, vedendo l’articolo esposto, mi sono resa conto che non era proprio come l’avevo visto nel catalogo ma, invece, quella sedia dal design moderno era proprio quello che cercavo.
Certo, il fatto che il prezzo della base della sedia con il cuscino della seduta che mi piaceva si discostasse un po’ da quella con il rivestimento base, non mi ha facilitato l’acquisto ma alla fine, davanti alla mia faccia tra l’offeso e l’arrabbiato, Ale ha ceduto!

Dopo aver vagato tra le scaffalature del magazzino, tra i vari AD01 piuttosto che DA10, con il fogliettino e la matitina in mano per recuperare base e seduta, aver scaricato dalla macchina (non proprio una passeggiata di salute a Roma dove trovare un parcheggio sotto casa è pura utopia!!!) e trasportato i voluminosi pacchi al 3° piano a piedi, perché troppo ingombranti per il nostro ascensore, eccoci finalmente davanti a questo meraviglioso cumulo di legname e stoffe da assemblare.

Assalita dall’euforia per la mia nuova e meravigliosa sedia-poltrona ho pregato Alessandro, in tutte le lingue che conosco, siculo compreso, per fargliela montare la sera stessa. Potete immaginare la mia incredulità e l’incazzatura di mio marito quando abbiamo capito che non solo mancava una vite fondamentale per assemblare i pezzi, ma addirittura il buco dove la vite doveva entrare.

Temendo per la salute di mio marito e per la mia incolumità fisica, ho imballato di nuovo tutto in un sacrale silenzio! Mio marito è stato costretto a prendere mezza giornata di lavoro per andare a sostituire l’articolo (non si cambia la merce nel weekend!!!) ed io promettergli che saremmo tornati all’Ikea solo quando gli sarebbe spuntato il primo capello bianco!
L’ho vistoooooooooooooooo!!!!!!!!! 

martedì 4 gennaio 2011

Natale nella provincia veneta

Notte di Natale. Mezzanotte in punto nella piccola chiesa di un paesino tra le provincie di Padova e Venezia. Le campane suonano. Fuori piove a dirotto. Dentro silenzio, tepore, e le note pesanti e sicure dell’organo. Il prete esce dalla sacrestia, avvolto in inconsueti paramenti fastosi. Gli astanti vengono circondati da spesse volute d’incenso mentre il turibolo tintinna nelle mani del chierichetto.
Durante l’omelia il prete chiede: “con quali immagini arrivate a celebrare questo Natale?”, giro a voi questa domanda, credenti o non, e vi lascio qualche istante per pensare a quale potrebbe essere stata la vostra risposta …
Per quanto mi riguarda, mentirei sfacciatamente se non confessassi che gran parte delle istantanee di questo Natale sono legate alle mie personalissime vicende, alle ansie e alle preoccupazioni che hanno accompagnato gli ultimi giorni dell’anno ormai alle nostre spalle.
Altrettanto sinceramente però non nascondo che il mio pensiero, in quel particolare momento, è andato alle persone che, proprio durante la notte di Natale, in molte città e paesi del Veneto si stavano preparando a lasciare le proprie case, sotto la minaccia di una nuova piena.
Non voglio apparire melensa né darmi “arie da santa”, nè tanto meno sono alla ricerca di commiserazione, ma vi assicuro che la vista dal punto di congiunzione tra il fiume Piovego e il Brenta la mattina della Vigilia, dopo qualche giorno di pioggia intensa, era davvero impressionante.
Guardando preoccupata quella scena, ho provato un inevitabile sollievo al pensiero di abitare sul lato “giusto” dell’argine, quello che difficilmente potrebbe essere colpito dagli allagamenti, poi mi sono ricordata dei tanti racconti degli abitanti di Bovolenta, Casalserugo, Vicenza, Cresole, Monteforte D’Alpone che avevo ascoltato durante gli ultimi due mesi. Amici, conoscenti, colleghi di lavoro, che avevano vissuto da vicino l’alluvione di Ognissanti. Quei racconti sono tornati a farmi visita, come fantasmi dickensiani, proprio la notte della Vigilia, facendomi sentire da una parte quanto mai fortunata, e dall’altra invitandomi a sperare nel rientro dell’allarme e nella possibilità per le famiglie colpite dall’emergenza di trascorrere un Natale un po’ più vicino alla normalità.
Così è stato, almeno per gran parte dei veneti.
Mi auguro che il 2011 porti buone soluzioni ai problemi, forza a chi li deve affrontare, sensibilità e chiarezza d’intenti a chi deve decidere, per sé stesso e per gli altri, e infine banalmente, serenità e speranza.
Buon Anno Nuovo da Padova!
Giulia