lunedì 22 novembre 2010

“E’già un miracolo che ne parliamo”

Vieni via con me, lunedì 15 novembre 2010
Saviano: l'intervento delle polemiche

E' di nuovo lunedì, e mentre pubblico questo post la voce di Saviano che racconta un'altra storia (quella delle infiltrazioni mafiose nello smaltimento dei rifiuti) si diffonde nella stanza ... l'orecchio alla TV e l'occhio sullo schermo del pc.
Cosa c’entrano tre cavalieri medioevali con la mafia?
Quando ho visto apparire l’immagine di tre cavalieri medioevali alle spalle di Saviano, mi sono chiesta se per questa seconda puntata di “Vieni Via con Me”, nata sotto la cattiva stella di un’eccessiva polemica, il noto e giovane scrittore (quando penso che ha solo un anno più di me mi vengono i brividi!) avrebbe abbandonato le tematiche socio-politiche che l’hanno reso famoso, per avventurasi in un interessante (e certo più sicuro) trattato di storia.
Nelle nostre radici, nelle nostre leggende, nel nostro passato si trovano le risposte ai grandi perché del presente, nella mitologia si trova sempre un fondo di verità.
La mia era una convinzione radicata nello studio delle antologie scolastiche: "la storia della mafia è relativamente recente, la malavita organizzata nasce all’inizio dell’800, parallelamente al brigantaggio, è una delle prime sfide dell’Italia Unita". Battaglia persa, a quanto pare, dai nostri progenitori risorgimentali.
Non conoscevo la leggenda dei tre cavalieri spagnoli: Osso, Mastrosso e Carcagnosso, che rappresentano la romanzata tradizione delle tre maggiori organizzazioni criminali italiane: la Mafia siciliana, la Camorra campana e l’‘Ndrangheta calabrese. Soprattutto non avevo idea che ancora oggi queste figure mitologiche fossero richiamate durante i riti di affiliazione, insieme ai Santi e perfino alla Madonna, il tutto al fine di mettere la propria vita al solo servizio dell’onore della “società”, infliggendosi la condanna ad una vita di fughe, nascondigli e infelicità … praticamente un ergostolo.
Saviano mette il dito nella piaga, descrive la precisione con la quale la malavita elabora i suoi sistemi gerarchici … conosco aziende che pagherebbero per avere un organigramma così accurato! Nella mia ignoranza, il Padrino era il top dell’organizzazione – nella visione holliwodiana Marlon Brando era ai vertici - mentre scopro, con sorpresa, che sopra il Padrino ci sono almeno altri cinque o sei livelli gerarchici.
Sono nata in quello splendido lembo di terra che porta da Venezia a Padova, noto per le sue ville settecentesche, ma soprattutto per la cosiddetta “Mala del Brenta”, che ha vissuto il suo “massimo splendore” tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’90. Non ho memoria storica di questo periodo drammatico, tranne che per il ricordo delle ambulanze e dell’auto del medico legale, ferme sull’argine vicino a casa mia, mentre la gente mormorava: “hanno trovato un altro morto della banda di Felice Maniero”.
Ingenuamente ammetto che la mia immagine di mafia è quella tratta dai film ambientati negli States (i vari “Padrini”, “The Untouchables”, etc…), che per me erano già il massimo della crudeltà e della spietatezza. Saviano insegna invece che la malavita americana viene considerata “molliccia”, non abbastanza solida, perché dimentica delle regole, incurante delle gerarchie, bisognosa d’essere “purificata” con un ritorno alle origini.
Non posso infine glissare sulle dichiarazioni che hanno fatto scoppiare una polemica politica che sembra senza fine. Si parla dell’‘Ndrangheta, di come la malavita abbia esportato i suoi affari al Nord, ed in particolare in Lombardia, a Milano, dove dalla Fiera di Rho alla Stazione Centrale, le infiltrazioni della criminalità organizzata, sostenuta (come sempre) da centri di potere corrotto, nemmeno si contano. Possibile dunque pensare che le mafie siano un problema esclusivo del Meridione?
Sud, States, Nord: i tre punti d’osservazione dai quali è partito questo blog si intrecciano anche quando si parla dei grandi problemi del nostro Paese. E’ un circolo virtuoso (o vizioso): dal personale al globale, dal locale al nazionale, dal micro al macro. 

5 commenti:

  1. Ho letto in internet a proposito delle polemiche sull'intervento di Saviano alla trasmissione di raitre; figuratevi se in California arrivano notizie sulle trasmissioni di raitre e sulle polemiche del nostro ministro degli interni. Polemiche che ho trovato sterili e fuorvianti, come se il problema fossero le parole di uno scrittore-giornalista che ha fatto le sue indagini correlate alla mancanza di par condicio. Come dire: Saviano ha raccontato la sua verità ma è giusto che ci sia chi lo possa smentire. Penso che si possano smentire fatti non veri, che si possano contrapporre antitesi a tesi o contrapporre diverse opinioni ma non che si possano smentire dei fatti verificati, quello si chiama mentire, falsificare. Chi ha l'onere-onore di governare si dovrebbe preoccupare di indagare se emergono fatti anomali di cui non si era al corrente anche se la fonte è un giornalista-scrittore (e tutti gli apparati statali preposti, che fanno dormono?)non gridare subito allo scandalo della diffamazione. Va bene il buon nome di un partito, ma contano le azioni e non le polemiche e sarebbe stato meglio prendere le distanze da chi si è reso colluso, ammettere che lo Stato è consapevole della realtà criminale al Nord piuttosto che indignarsi per un dato che ormai anche il più disinformato dei cittadini dà per scontato. Quindi come si può pensare che la mafia, termine generale per indicare la tipica forma di organizzazione criminale caratteristica del sud Italia perchè lì è nata, non sia presente al Nord del nostro Paese? La mafia siciliana è arrivata negli States e chissà dove, volete che non sia arrivata nel nostro vicinissimo Nord? e non certo da ieri? Con i livelli di corruzione ormai istituzionalizzata che ci ritroviamo in tutti i settori? (se non sei un po' corrotto o corruttore, non vali niente!) Cos'è forse il Rubicone fiume di storica memoria ha rappresentato una sorta di barriera invalicabile ed un confine non solo fisico, ma anche morale di assoluta incorruttibilità? Se vi piace continuare a credere che la terra è piatta e ferma... eppur si muove!
    Cristina

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  2. Aggiornamento:
    La replica di Maroni (in forma di "quasi elenco")durante la terza puntata del programma è stata: ci sono tanti rappresentanti di partiti diversi dalla Lega Nord che sono effettivamente collusi con la mafia ... Ah, si?!? No comment.
    Avrei preferito che si soffermasse a parlare/elencare le azioni che, grazie al lavoro dei magistrati e delle forze di polizia, sono state portate avanti contro la malavita organizzata... ma non si può avere tutto, no?
    Giulia

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  3. Per valutare il reale peso delle parole di Maroni può essere utile questa lettura:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/24/siamo-entrati-in-possesso-della-lista-completa/78490/
    Cristina

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  4. LA MIA ITALIA: Vivo e lavoro al di sopra del Po da quasi 10 anni, ho vissuto in Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Veneto, ho però studiato a Perugia e vissuto per qualche mese a Ferrara, ma sono nata in una regione piccolissima dell'Italia, il Molise, famosa per terremoti e per qualche personaggio che nel piccolo schermo parla con un accento strano. Credo che oggi, come 50 anni fa sia la televisione a fare cultura e istruzione. Le persone sono troppo abituate a farsi condizionare nelle opinione da ciò che viene detto in tv senza provare a fare il contraddittorio leggendo e informandosi meglio sulle cose. La tv propone notizie già masticate e quindi più immediate e veloci, leggere e studiare richiede più fatica e impegno. L'informazione televisiva propone un sud esattamente come le persone del nord lo immaginano: pericoloso, corrotto, mafioso, sporco, assistenzialista, lamentoso, improduttivo, lavativo e lento. La mafia è per il nord tutto questo, e, per una persona che ascolta solo ciò che viene detto in tv, un modo di vivere tipico delle persone del sud. Mafia invece è tante altre cose: business, qualunque esso sia, prepotenza, egoismo, violenza, disperazione ecc. Credo che l'informazione e la cultura presuppongano saper affrontare un argomento senza preconcetti che limiterebbero il contraddittorio. La mia Italia spero si liberi prima o poi dell'abitudine di catalogare le persone in base a come nascono, dove nascono, come diventano, come appaiono. Cultura significa aprirsi al dialogo e arrivare insieme a lavorare per il bene comune. Ben venga Saviano, obbliga finalmente le persone al contraddittorio e i quasi 10 milioni di telespettatori di lunedì scorso fanno ben sperare per il nostro futuro in questo "bel Paese".
    Francesca.

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  5. Francesca, per fortuna non tutti al Nord immaginano il Sud come un posto "pericoloso, corrotto, mafioso, sporco, assistenzialista, lamentoso, improduttivo, lavativo e lento".
    Io penso semplicemente che al Sud ci siano tante potenzialità inespresse, è una banalità, lo so, ma è esattamente il mio pensiero.
    Qualcuno ha voluto perfino farci un film su questi pregiudizi: "Benvenuti al Sud". L'ho visto è leggero e forse un pò esagerato ... ma certi stereotipi sono reali!
    A presto! Giulia

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