lunedì 8 novembre 2010

Halloween: al di qua e al di là dell'Oceano

Enza: Halloween capitolino
“Scusi  Domenico, preparate  qualcosa di speciale per Halloween, non so … magari un  menù a base di zucca o qualche pietanza tipica di questa festa? Sa viene a  trovarmi la mia amica d’infanzia dal Veneto e vorrei portarla fuori a cena!”
“Oh, ma stamo a Roma mica a New YorK!”.
E come dargli torto? Vuoi mettere “du bucatini alla matriciana” con i “capelli di Dracula alle larve ammuffite”, per non parlare dell’ “avvoltoio squartato alle erbe stregate” al posto del signor “abbacchio alla scottadito”?
Nonostante nel cuore della Capitale si sia consumata la festa  di “Allowin” – cartello posto accanto ad un furgoncino che vendeva zucche sulla Cristoforo Colombo -  più cool del 2010, dove vip mascheratissimi, pare abbiano attraversato il black carpet dell’acquario romano, trasformato in una vecchia chiesa, con tanto di pulpito, altare, acquasantiere e confessionali, per accedere all'Heineken Halloween Night, io non “me so proprio accorta de niente”.
Per il mio primo Halloween a Roma ho avuto la sensazione che la città fosse stata presa d’assalto più dal “regno dei vivi” che da quello dei morti. La pioggia, infatti, non ha fermato la folla di turisti che ad ogni  costo  voleva riportarsi indietro immagini di ben altre tombe, altari ed acquasantiere ed immortalare uno degli scenari più belli di Roma, quello che puoi ammirare dall’Arco di Settimio Severo.

E così la mia vigilia della festa di Ognissanti l’ho trascorsa all’”Antica Birreria Peroni”, mangiando cannelloni della casa e stinco di maiale con patate al forno il tutto innaffiato da una bella birra alla spina. La birreria aperta nel 1864 è, dopo quella nata accanto alla fabbrica di Vigevano, la prima che il sig. Giovanni Peroni apre, scegliendo Roma,  per la vendita di birra sfusa al pubblico. Dopo un bel boccale di birra la  mia amica ed io avevamo già dimenticato il risottino alla zucca!
Entrambe abbiamo avuto però un po’ nostalgia della nostra infanzia.
In Sicilia la festa dei Santi seguita da quella dei Morti sono molto sentite.
La notte del 31 ottobre si lascia la tavola apparecchiata con cibo e vino in segno di accoglienza per i defunti che vogliono venire a far  visita ai vivi, mentre il giorno dopo tocca ai  bambini cercare in casa “u canistru” che i morti hanno sicuramente  lasciato durante la loro visita notturna.Il “canestro” non è altro che un cesto pieno di leccornie, dove non possono mancare le “osse dei morti”, dolci  fatti con farina, zucchero, chiodi di garofano e cannella, e la frutta di Martorana, ovvero i famosi dolcetti di marzapane.
Da bambina con i miei cugini, per l’occasione, dormivamo tutti a casa di nonna e la mattina all’alba facevamo a gara per trovare ognuno il suo canestro, contraddistinto da un nastro di colore diverso. La cosa più divertente era lo scambio dei dolci di marzapane che ne seguiva, il mio fico d’indio al posto della castagna oppure una fragola al posto dell’albicocca. Ma quest’anno la coccinella portafortuna di Martorana non l’ho data a nessuno.
Chissà mai!! Ho deciso, dovrò suggerire qualche ricetta a Domenico, chissà se c’è posto per un po’ di Sicilia nel suo ristorante!!!!
Giulia: Halloween, dal MACRO al micro
Il Tg dice che quest’anno in Italia sono stati spesi più di 400 milioni di euro per festeggiare Halloween, la festa più pagana e più anglosassone del nostro calendario.
Il mio scontrino dice che io ho speso 7,53 euro per prepararmi all’evento. La spesa comprende: due tipi di caramelle gommose, liquirizie e gelatine. Dunque anch’io, nel mio piccolo, ho contribuito al raggiungimento di quella cifra assurda.
Se ripenso al mio primo Halloween non posso che catalogarlo tra le esperienze più traumatiche della mia vita.
Ricordo la sera del 31 ottobre di cinque o sei anni fa, quando davanti al mio portone si è presentato uno sparuto gruppetto di streghe, zombie e Dracula in miniatura.
Ricordo la loro mesta reazione, quando hanno compreso che la mia esitazione davanti all’insistenza della loro richiesta: “dolcetto o scherzetto?” era dovuta al fatto che in casa non avevo cibi degni della denominazione di “dolce”.
Ricordo di aver offerto loro, non senza vergogna, un pacchetto di chewing-gum senza zucchero, fingendomi intimorita dalle possibili conseguenze dello “scherzetto”.
Quest’anno però non mi sono fatta cogliere impreparata dalla notte di Tutti i Santi: dolciumi e zucca di plastica finto-intagliata con lampadina interna (acquistata in offerta il 2 novembre di cinque o sei anni fa) erano pronti ad accogliere i piccoli spaventosi pellegrini … peccato però che pioveva troppo e troppo forte, così le sagge genitrici hanno ben pensato di non far uscire i pargoli del quartiere.
Halloween 2010: archiviato senza note particolari.
Cristina: Halloween visto dalla South Bay
I latini dicevano “semel in anno licet insanire”.
Saggio adagio che negli States in occasione della festa di Halloween potrei riadattare in “una volta all'anno è lecito inorridire”. Senza intenzione di turbare la suscettibilità di qualcuno o di molti, non so, proprio non apprezzo il macabro e angosciante presupposto di questa festa: i morti che nelle loro sembianze più orribili si risvegliano ogni anno, lo stesso giorno, facendo uno sforzo terribile per uscire dalla terra o dai loro tumuli cementizi.
E' forse questo immane sforzo e la consapevolezza che la scritta “R.I.P.” sui loro epitaffi non sarà mai una realtà, a renderli così insopportabili alla vista?  Perché a vederli penzolare dalle terrazze delle villette dello strand di Hermosa Beach, o vederne le braccia rinsecchite come fiori assetati fuoriuscire da giardini col prato all'inglese, sembrano davvero disperati... a ripensarci, più che orrore e paura, mi ispirano quasi tenerezza e compassione.
Nel weekend che ha preceduto il giorno dei grandi festeggiamenti, passeggiando sul lungo oceano da Redondo ad Hermosa e poi fino a Manhattan Beach, oltre ad ammirare i giocatori di beach-volley più o meno bravi ma sicuramente tutti in perfetto stile californiano, o almeno come ce li aspettiamo noi, cresciuti a pane e Hollywood (gli stereotipi sono come i proverbi, hanno sempre un fondo di verità):  alti, capelli corti per gli uomini e lunghi e per lo più biondi per le donne, corpi atletici con mia profonda invidia, che si confrontavano sotto rete sull'immensa distesa sabbiosa, vanto della South Bay, ho potuto quasi con spirito giornalistico, prendere nota delle stravaganti decorazioni allestite per la notte del “trick or treat”.  
Molti giardini, noncuranti delle norme del town-plan, hanno letteralmente dato vita a cimiteri estemporanei infestati da ragni di peluche giganti. Alcuni cortili sono stati attrezzati per perfetti barbecue col morto... di sicuro gli ossetti non mancheranno, e i più timidi o forse i più romantici hanno esposto solo qualche zucca intagliata.
Alla fine del percorso o almeno di quello stabilito per la giornata da mio marito ed io (volendo si possono percorrere circa 40 km a piedi lungo la costa, mal di gambe e vesciche permettendo) arriviamo a Manhattan Beach dove si sta svolgendo la “Pumpkin race” con tanto di giudici formalissimi e rigorosi. Gareggiano zucche allestite nei modi più stravaganti per l'occasione, create in tempo reale dai partecipanti con gli strumenti messi a disposizione dal laboratorio dell'organizzazione: zucche e ruote per lo più. Alcune sfrecciano come siluri, altre più sfortunate si limitano semplicemente a sfruttare la pendenza del tracciato (un tratto di strada cittadina) e la loro forma sferica rotolando quel tanto che basta per dire con soddisfazione: almeno ci ho provato!
Ci sono tanti bambini, tutti mascherati e per fortuna con i travestimenti classici anche del nostro carnevale: niente horror per i più piccoli!
Rientriamo con i piedi un po' dolenti (in fondo abbiamo camminato per oltre 3 ore) il sole sta tramontando, ma non ne possiamo ammirare gli splendidi colori perché purtroppo sta piovigginando, di quella pioggia che io chiamo polverosa e per cui ad usare l'ombrello, soprattutto qui, mi sentirei un'idiota, ma che alla fine ti  inzuppa dalla testa in giù.
Nei giorni seguenti e prima del fatidico 31 ottobre, girando per le strade di Redondo mi sono imbattuta, in streghe, in personaggi dei film horror, in qualche animaletto simpatico. Stavo quasi per ricambiare il saluto di una mano scheletrica che sporgeva dal finestrino di una macchina in corsa se non avessi fatto un salto dallo spavento, ed ho evitato invece di stringerla, per questioni di incolumità fisica, alla versione femminile di Edward mani di forbice al supermercato, dove ho avuto forte la tentazione di comprare i cupcake di Halloween; belli, arancioni, invitanti... ma poi la mia coscienza salutista mi ha trattenuto, sigh!
L'anno scorso presi dall'euforia degli “appena arrivati che devono subito tuffarsi nelle tradizioni locali”, ci siamo attrezzati con tanti dolcetti per i bimbi e abbiamo atteso il loro passaggio per la fatidica richiesta: dolcetto o scherzetto?
Ma nessuno bussò nell'orario stabilito (abbiamo imparato che i bimbi nell'andare di casa in casa hanno il coprifuoco alle 9 di sera); ovvio, viviamo in un condominio praticamente blindato, come potevamo aspettarci visite non preannunciate? Beata innocenza, direbbe qualcuno! Salviamo l'onore se vi diciamo che in cuor nostro speravamo nei bambini che abitano nel palazzo? Per la cronaca, quest'anno abbiamo proprio lasciato perdere.
E per finire, non posso non raccontarvi di “chopped” una trasmissione che seguo con interesse su food channel: quattro chef si sfidano a colpi di ricette inventate sulla base di un paniere di ingredienti a sorpresa, dall'antipasto al dolce.  Volete sapere quelli della puntata andata in onda nella settimana di Halloween? Siete sicuri? Non è adatto agli stomaci deboli: cuore di agnello per l'antipasto, pollo nero, dentiere draculine gommose, funghi parassiti del mais coltivato in Messico di cui non so ripetervi il nome (i messicani lo considerano una prelibatezza... de gustibus!) per il piatto principale e per dessert grasshoppers (in inglese sembra fare meno schifo, ma si tratta di cavallette... per il cibo sono molto tradizionalista!!)  peperoni piccanti rossi, e qualcosa di classico che non ho memorizzato vista la sua banalità. I commenti degli chef durante tutta la gara? “It's disgusting!!”. 

1 commento:

  1. Eh si'.....halloween certo risulta difficile pensarlo nella south bay, piu' facile e spontaneo per me immaginare bei ragazzotti giocatori di beach volley.....ma halloween inevitabilmente chissa' poi perche' lo lego a paesaggi autunnali, nebbiosi e piovviginosi....Qui a padova e soprattutto nel mio ufficio "un piccolo mondo a parte" oserei dire halloween si festeggia come ogni altro tipo di festa, UNA BUONA SCUSA PER MAGNA' DOLCI"...diventeremo tutte vecchie, grasse e brontolone! Per s. martino ad esempio (che si festeggia l’11 novembre), abbiamo ordinato in pasticceria (che brave cuoche) l'oca di san martino fatta a base di pasta di pandoro, cioccolato e crema all'arancia, e questo con la scusa di rispettare il detto.."Chi non magna l'oca di san martin, non ciapa un beco de un quatrin".....vedete un po' voi! Ciao Barbara la padovana che da poco ha visto l'oceano e cri....e vive di nostalgia....avete presente la pubblicita' della costa crociere? Bye

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