giovedì 22 settembre 2011

La pubblicità in TV

Cristina - USA today 

Non guardo molto la televisione, anche se per esercitare l'orecchio pure l'insegnante d'inglese, da cui prendevo lezione nei miei primissimi tempi americani, me l'aveva consigliata come valido strumento didattico. Dopo oltre 2 anni di breve ma costante esercizio una cosa è certa: ho sicuramente un problema di udito.
Ma come succede a quelli un po' “duri d'orecchi” che almeno capiscono quando gli si parla ad un tono più alto (leggasi urlare!) così anch'io ho imparato a capire bene, sì piuttosto bene direi, la pubblicità! 
Sarà perchè durante l'interruzione pubblicitaria il volume aumenta automaticamente di almeno 4 o 5 toni?
Questa pratica è tipica anche della TV italiana e sicuramente avrà lo scopo banale di attirare l'attenzione dello spettatore che se non è abbastanza veloce a fare zapping si ritrova il timpano lesionato o il vicino di casa che lo querela per disturbo della quiete pubblica, ma è piuttosto fastidiosa.
Altra “finesse markettara” (neo-locuzione per una riflessione del tutto personale) che la mia incompetenza linguistica mi permette di cogliere nella pubblicità televisiva americana, per fare in modo che il messaggio arrivi a tutti, ma proprio a tutti e quindi anche all'orecchio campanaro della sottoscritta, è non solo l'utilizzo di un inglese corretto e semplice oserei dire da accademia, concetto scontato, penserete... vero aggiungo io, ma soprattutto di una pronuncia nitida e pulita senza contrazioni o ingestioni della parte finale delle parole, tipico invece della parlata comune: e questo non è affatto un principio scontato!
Non è un caso infatti che ormai capisca la pubblicità al 99,9% mentre se guardo un film la percentuale di successo precipita con vergogna al 70% circa, volendomi bene.
Perchè quindi non raccontare di ciò che finalmente ho imparato a capire anche senza concentrarmi sul labiale?

Qualche giorno fa, stavo guardando un programma sul mio canale preferito, food channel, e come previsto ad un certo momento parte un “commercial”. Nessuna musica o filmato ma un'immagine fissa tipo comunicato da edizione speciale e la voce di un operatore che formula la seguente domanda sibillina, in tono allarmista: “hai un'età compresa tra i 35 e gli 80 anni?” ...mmh, sì, rientro nel range.
“Hai mai pensato al tuo funerale?” … no! e... tiè! O cavolo, non faranno mica delle offerte sulle bare?
E ancora la voce: “e quanto i tuoi parenti dovranno pagare per te?” … mavva...!! (licenza poetica).
Però curiosa ascolto e scopro che si tratta di un'assicurazione sulla vita che include anche la copertura per le spese del proprio funerale! Domanda semplice a me stessa: “perchè non ho fatto zapping come al solito?”
Non vivo in Italia da 2 anni, perciò non so se qualcosa è cambiato nel frattempo, ma circolano pubblicità simili? Vengono trasmessi gli spot del “menagramo”?
Qui abbondano.
Ecco allora il tormentone degli studi legali che vanno a caccia di clienti nel mare magnum delle disgrazie con insistenti comunicati da “non attorney spokesperson” che ti elencano malattie e malanni di cui non hai mai sentito parlare …oh, quanto mi manca la famigliola del Mulino Bianco!
La corsia parallela è dedicata nello specifico alle disgrazie finanziarie e così ti sorbisci una sfilza di consigli interessati di agenzie che promettono di risolvere tutti i tuoi problemi economici ...quando si parla di miracolo e sogno americano: ahh, poterci credere!
La malattia in genere è molto redditizia e quindi fioccano gli spot di medicinali vari compresi quelli per cui è necessaria la ricetta medica; si parte dai cerotti per curare l'artrite, dalle pomate per dolori vari, dall'antibiotico da banco per le piccole ferite, si passa per la pastiglia che cura la vescica iperattiva (bere un po' meno no?), per la sostanza che fa smettere di fumare, per la pillola e altri dispositivi anticoncezionali (ops, tabù!), per il viagra (ops, altro tabù!) e per molto altro ancora e si finisce con i medicinali contro la depressione che se per caso sei di buon umore mentre viene trasmessa la pubblicità, ti senti in colpa, ma così in colpa!
Penserete che vengano messi in onda in tarda serata o di notte e invece no, passano tutti nel tardo pomeriggio e nella prima serata, forse anche nel primo pomeriggio ma come ho già detto non guardo molto la tv e quindi in effetti non so.
 Come non nominare inoltre il problema obesità molto diffuso negli States che in ambito commerciale ha una valenza tridimensionale ? (non ridete che non è una battuta... è un concetto ragionato! )
Da un lato si insiste sul “che bello mangiare queste schifezze che fanno ingrassare ma son goduriose e ti senti felice e risparmiatore” visto il basso prezzo a cui vengono vendute, dall'altro ci sono mille proposte per poter dimagrire e da ultimo gli attori degli spot, emeriti sconosciuti e ben rappresentanti l'americano medio, sono belli paffuti, donne comprese.

E se questo non fosse sufficiente per sottolineare le differenze con l'Italia aggiungo che la pubblicità comparativa è permessa e sembra non causi gravi danni di immagine e perdita di quote di mercato al concorrente denigrato (la rima ci sta, no?). Chi è che diceva: “...anche male purchè se ne parli?”

Giulia - Spot made in Italy: la meglio TV?

Sono stata incollata alla TV per tre sere di fila, quindi lo posso affermare con cognizione di causa: in Italia uno spot televisivo su tre tenta di venderti un’auto.
Questa non è una novità, si sapeva già.
 Ma durante lo svolgimento di questa mia mini-ricerca serale, mi sono imbattuta in un caso piuttosto singolare di perfetta contrapposizione pubblicitaria tra due spot che al momento spopolano.
Il primo, di una nota casa automobilistica (tanto per cambiare), denigrando la figura dello “YES man”, invita l’inerte spettatore a rifiutare le convenzioni, l’omologazione e a scegliere un’auto che faccia risaltare la forte personalità e l’originalità dell’acquirente (una riflessione a questo punto sorge spontanea: ma se quel modello viene prodotto in qualche miliardo di esemplari in tutto il mondo, siamo proprio sicuri che acquistarla mi renderà unico? Ai posteri l’ardua sentenza!).
Il secondo invece promuove la “bionda”premium nazionale (leggi Nastro Azzurro), inneggiando al coraggio di dire sì (anche ad amici noiosi, genitori onnipresenti, etc…) in un tripudio di creatività, solarità, sorrisi ed abbracci (che nelle intenzioni dei pubblicitari dovrebbero incarnare il meglio dell’italianità).
Una sera, ho visto le due pubblicità andare in onda una dopo l’altra, ed istintivamente ho pensato che se le rispettive agenzie pubblicitarie avessero cercato un simile parallelismo, probabilmente nemmeno in dieci anni l’avrebbero trovato.
In fin dei conti il concetto è molto semplice e tutto sommato nemmeno così contraddittorio: che tu sia un militante del partito del “sempre-SI” o un attivista della fazione del NO: bevi birra Nastro Azzurro e compra una Citroen.
Un dubbio però si è insinuato in me: e se l’agenzia pubblicitaria fosse la stessa e tutto questo facesse parte di un cervellotico scherzo da copywriter?
Nooooo, mica siamo  in America!

Un’altra tipicità tutta italiana è quella di mandare in onda spot dei prodotti diciamo “meno nobili” all’ora dei pasti. Tra le 19.30 e le 21.00, infatti, sulle principali reti televisive si possono trovare carrellate di spot che vanno dal tenero pannolino alla pomata per le emorroidi, dal carbone attivo al deodorante per wc, per finire con il rimedio per il “fastidioso prurito intimo” e l’assorbente intimo con le ali.

Su tutto questo bell'ammasso di simpatica promozione Luciana Litizzetto ha fondato (non a torto, dico io)  il suo impero comico.
Dai libri alle trasmissioni radio e TV, il piccolo folletto torinese non perde occasione per fare appelli scanzonati ai pubblicitari che sfornano trovate “geniali” per i prodotti più improbabili.
Qualche anno fa Luca Carboni cantava: “contro la noia della TV guardare solo la pubblicità …”. Visto ciò che ci aspetta se accettiamo questo invito, rispondo cortesemente: anche no!