venerdì 29 luglio 2011

Allo stadio

Il mio ing.: “mi raccomando, devi essere pronta alle cinque in punto: dobbiamo passare a prendere Craig e abbiamo quasi un'ora di strada da fare nella 405 (sì, sì proprio quella che persino recentemente i giornali italiani hanno citato per alcuni lavori stradali che avrebbero dovuto causare quello che qui, questi Americani burloni, hanno definito 'carmagheddon': secondo voi com'è andata a finire? Ovvio, solo qualche coda e traffico un po' rallentato ma nulla di più!!)”
Perchè si preoccupa sempre della mia puntualità? Mah!...
Alle 17 e zero zero sento la porta di casa aprirsi: “ciao, sono qui! Sei pronta?
Io: “quasi, quasi.  Ancora 5 minuti”.  Ahh... ecco perchè!

Insomma, dopo 5, diciamo 8 per amor di precisione, minuti, partiamo, recuperiamo al volo, quasi letteralmente, Craig e ci dirigiamo veloci (si fa per dire, è l'ora di punta e il traffico è molto, molto intenso) verso la nostra meta ad Anaheim: il La Angels Stadium.
Alle 19.00 inizia la partita: Angels, la squadra ospitante contro Mariners, la squadra di Seattle.

Arriviamo una mezz'ora prima dell'inizio dei giochi, appena in tempo per rifocillarci e come è facile immaginare c'è l'imbarazzo della scelta nelle tipologie di cibo, tutto comunque classificabile nella categoria schifezze, un “must” quando si deve mangiare allo stadio o almeno così l'ho sempre immaginato, dato che allo stadio, per un evento sportivo, non ci sono mai, ma proprio mai andata: Hot-dog, pizza, panini con salsiccia, peperoni e cipolla, tacos e burrito messicani, hamburgher e patatine fritte e un intero ripiano (gratis) di barattoli giganti con salse di tutti i tipi, cetriolini sottaceto (pickles) e peperoncini verdi piccantissimi (jalapenos).

La folla è notevole (scoprirò in seguito essere composta da circa 43.000 esseri umani) e a me fa una certa impressione; ero già stata a qualche concerto molto partecipato, ma non così tanto.
Prendiamo posto, ci sistemiamo e già veniamo travolti dall'aria di festa e un po' per confonderci e un po' per partecipare, indossiamo i cappellini rossi della squadra di casa che ci hanno regalato all'ingresso.
L'inizio ufficiale della partita è preceduto da un momento solenne particolarmente sentito dagli Americani: l'inno nazionale che in questo caso è eseguito, in versione strumentale, dal chitarrista dei Pearl Jam, Mike Mccready... ah, no? E tutti con la mano sul cuore!
Noi siamo in piedi per rispetto come si conviene in queste situazioni, ma senza ovviamente gran coinvolgimento: “speriamo che i nostri vicini di gradinata non se la prendano a male per la nostra scarsa dimostrazione di patriottismo!

E poi via con il primo lancio... a proposito, se ancora non si fosse capito, stiamo assistendo ad un incontro di baseball!
Conosco abbastanza le regole del gioco, antica reminiscenza scolastica, per cui riesco a seguire facilmente la dinamica della partita senza annoiarmi troppo; in effetti il baseball, anche se giocato da campioni, è piuttosto lento e per questo un po' noioso. Ma alla fine a pensarci bene, anche se non capissi proprio niente, neanche chi sta vincendo o perdendo, mi divertirei lo stesso anche solo osservando la gente e le sue reazioni: viva la varietà e la stranezza!

E poi come si può stare seri durante il momento della kiss cam? Quando cioè una telecamera inquadra a sorpresa delle coppie vere o casuali e queste sono invitate a baciarsi? E nessuno si rifiuta di adempiere ad un così gravoso onere? Una scena è bellissima: vengono inquadrati un ragazzo dall'aspetto normale e una ragazza molto carina che, si capisce al volo, non sono una coppia, probabilmente amici in un gruppo più ampio e il ragazzo mima un gesto dal significato inequivocabile: “sììì, e vai!!! e quando mi ricapita?”
La ragazza non sembra molto entusiasta ma sta simpaticamente al gioco; inutile dire che si baciano e lo stadio letteralmente esplode in una risata e un applauso fragoroso.
Per fortuna, per noi niente bacio pubblico... sarei diventata del colore del cappellino indossato: rossa anzi rossissima!
Ma non è finita qui: arriva anche il momento dello stretching e dopo quasi 2 ore e mezza di gioco è provvidenziale per sgranchire i muscoli e quindi tutti in piedi a fare esercizio al ritmo di una canzone interpretata da una ragazzina dalla voce potente, probabilmente vincitrice di qualche talent-show (ce ne sono così tanti qui!).

La partita prosegue per un'altra ventina di minuti, con un'ultima interruzione, il momento della bubble cam in cui lo sfortunato spettatore ripreso viene brutalmente deformato suscitando divertimento insieme a non poco orrore e termina, al nono inning, con la vittoria degli Angels, per la somma soddisfazione dei tifosi di casa.
Il buio è ormai sceso e disegna lo sfondo perfetto per brevi ma scoppiettanti fuochi d'artificio, luminosa conclusione di una serata davvero colorata.

1 commento:

  1. In totale di quasi 3 ore di gioco insomma, esattamente il doppio di una partita di calcio! Penso che se non ci fosse stato l'"effetto-circo" (ovvero tutte queste iniziative, le stranezze, il pubblico, etc...)da osservare, al posto tuo mi sarei sicuramente addormentata.
    In Italia il calcio è considerato una cosa "seria", chissà se potrebbero essere ammessi certi fuori programma così frivoli?

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